Lorenzo Lotto: un pittore veneto a Recanati

Venezia e le Marche nei dipinti di Lorenzo Lotto

Polittico di San Domenico, Recanati
Polittico di San Domenico, Museo Villa Colloredo Mels

Le Marche sono sempre state un crocevia dal punto di vista politico, ma anche per quanto riguarda gli scambi commerciali.

È proprio seguendo questa rotta che numerosi artisti giungono a lavorare nelle Marche.

Ed è il caso di Carlo e Vittore Crivelli nella seconda metà del ‘400 e qualche anno dopo di Lorenzo Lotto, un pittore cruciale per il Rinascimento italiano rivalutato soltanto di recente.

 

Lorenzo Lotto nasce a Venezia intorno al 1480, ma già da giovanissimo lo troviamo a lavorare nelle Marche, a Recanati. La sua prima opera realizzata nella regione è il grandioso Polittico di S. Domenico, dipinto per la chiesa dei domenicani a Recanati ed oggi conservato nel Museo Villa Colloredo Mels (Pinacoteca). Dai documenti sappiamo che il pittore inizia l’opera nel 1506 all’età di 26 anni e quando arriva in città era già famoso.

A Recanati, in quel periodo si teneva un’importante fiera, frequentata da mercanti che giungevano da ogni parte d'Europa, soprattutto dal nord, e Lorenzo Lotto vi arriva probabilmente seguendo suo padre che già frequentava la città, in qualità di mercante.

L'artista concluderà il dipinto due anni dopo, nel 1508, e si attiene scrupolosamente alle richieste non solo dei Padri Domenicani, ma anche a quelle del Comune di Recanati. Infatti, vi raffigurerà i santi più importanti dell’ordine domenicano (S. Tommaso d’Aquino, S. Pietro Martire, S. Caterina da Siena e S. Vincenzo Ferrer) e i santi patroni della città, S. Vito e S. Flaviano. Il perché tutti abbiano un’espressione poco felice è presto detto: il dipinto era il manifesto silenzioso di una protesta in atto agli inizi del ‘500. Secondo Papa Giulio II, da quando il Santuario di Loreto si era sviluppato, Recanati e Loreto dovevano diventare due città distinte.

 

 

Dipinti di Lorenzo Lotto - Museo Villa Colloredo Mels, Recanati
Sala del Museo Villa Colloredo Mels, Recanati

L’anno successivo il pittore andrà a lavorare a Roma. Insieme a Raffaello affrescherà le Stanze Vaticane e poi tornerà nelle Marche a Jesi e di nuovo a Recanati nel 1512.

Dipingerà la Trasfigurazione (che oggi si trova nella stessa stanza del Polittico) considerata una delle prime opere manieriste della storia dell’arte e una piccola tavoletta con S. Giacomo Maggiore, una vera prova da miniaturista. Alcuni dettagli, infatti, si possono cogliere soltanto dal vivo.

 

Lorenzo Lotto realizzerà poi un affresco nella Chiesa di S. Domenico, in Piazza Leopardi, unica testimonianza del genere nelle Marche. Il S. Vincenzo Ferrer che vi è raffigurato è un personaggio massiccio che sembra annunciare anche con la sua gestualità l’imminenza del giudizio universale a cui si riferivano le sue prediche infuocate.

Annunciazione - Lorenzo Lotto, Museo Villa Colloredo Mels, Recanati
Annunciazione, Museo Villa Colloredo Mels

Ultima opera, ma non meno importante, è l’Annunciazione. Siamo intorno al 1530, la data purtroppo è incerta e non riscontrabile nel dipinto, e Lorenzo Lotto vagabondava per l’Italia. Venezia lo accoglie per pochissimo tempo: d’ altronde era la patria di Tiziano, suo grande rivale. Sicuramente l’Annunciazione è l’opera più famosa di questo artista per la caratteristica ed insolita iconografia che la contraddistingue. Mai si era vista una Madonna così umana nella storia dell’arte. Una ragazza estremamente semplice, nella sua religiosità, che quasi si spaventa davanti alle parole dell’angelo. Al centro della scena un gatto, sornione animale domestico, che scappa impaurito dalla grandiosità dell’evento di cui è testimone.

 

Un giro a Recanati sicuramente non può ignorare le opere di Lorenzo Lotto, i suoi colori vivaci e la sua precisione quasi da orefice nella rappresentazione dei dettagli. La maggior parte delle sue opere sono conservate in Pinacoteca (Museo Villa Colloredo Mels) e un affresco nella Chiesa di San Domenico e il tour di domenica 13 novembre sarà un'opportunità per scoprire la sua pittura innovativa.

Un pittore inquieto e vagabondo (lavorerà nelle Marche, a Bergamo, a Treviso, a Venezia e a Roma) ma estremamente capace di dar voce ad una religione semplice e contemporaneo di due celebri artisti come Tiziano e Raffaello.

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